26 aprile 2019, 17:24
Il 5 aprile scorso il Lions Club Foligno nell’ambito del Progetto Martina, ha organizzato un convegno dedicato ai giovani per riflettere insieme su un tema importante quale la lotta ai tumori. Ai saluti del Vice Sindaco di Foligno, Prof.ssa Rita Barbetti e del Presidente del Lions Club Fabrizio Bravi è seguita l’introduzione del Dott. Giuseppe Lio, responsabile distrettuale del Progetto Martina e si sono avvicendati i relatori che, sotto la regia del moderatore Prof. Massimo Rambotti, hanno affrontato da diversi punti di vista il tema oggetto del convegno.
Particolarmente toccante è stata la testimonianza scritta di una giovane ragazza, ex malata oncologica, che è stata letta durante il convegno è che merita di essere riportata in questo articolo. Per questioni di riservatezza abbiamo utilizzato un nome di fantasia
“In questa importante giornata non posso essere presente fisicamente ma sono li con il cuore e con le parole. Ringrazio sin da subito il Lions Club di Foligno per il suo sostegno al progetto Martina che anche quest’anno ha trovato piena espressione in questa meravigliosa giornata di confronto e per aver dato alla mia piccola esperienza di vita possibilità di essere raccontata.
Mi chiamo “Anna” e sono nata due volte. La prima il 19 marzo 1988 e la seconda il 14 settembre 2017. La mia è una storia di determinazione e coraggio, caratteristiche che prima di allora credevo di possedere in quantità ridotte.
Ho appreso la notizia pensando che mai una malattia del genere potesse capitare anche a me. Ero bloccata, come ipnotizzata, e mi sentivo persa. La mia mente fece dei giri immensi, andando a scuotere pensieri ed immagini che mai avrei pensato di dover prendere in considerazione. Ma anche di fronte a tutto quello sconforto, in cuor mio, non ho mai pensato al peggio. Decisi di guardare in faccia la malattia e di conoscere subito tutto quello che potevo e dovevo sapere. Sapevo che dentro di me c’era qualcosa che andava tolto e che andava tolto con una certa fretta. Quello fu il mio punto di partenza.
Si prova una sensazione davvero molto strana in quei momenti perché sai che qualcosa non va eppure non senti dolore, non senti fastidio, semplicemente non senti nulla. Potevo considerarmi malata pur sentendomi esattamente come mi sentivo da sempre? La prevenzione mi aveva fatto scoprire di avere una neoplasia e quindi feci ciò che mi riusciva meglio: informarmi. Mi affidai all’equipe del mio ospedale e la fiducia riposta nelle eccellenze della mia Umbria non furono mai disattese. In brevissimo tempo fissai la data dell’intervento, pienamente cosciente del percorso che avrei dovuto affrontare.
Il 14 settembre del 2017 fui sottoposta all’intervento di mastectomia bilaterale e dopo quasi 8 ore e mezzo in sala operatoria aprii di nuovo gli occhi. Iniziò una nuova fase della mia vita con una riabilitazione complessa dove non sono mancati momenti di grande sconforto. Ma la voglia di tornare a passeggiare, ad uscire, a viaggiare, a riprendere la mia danza erano così forti che dopo soli due mesi dall’intervento tornai alla vita di sempre e più forte di prima. È proprio vero che la quotidianità ti fa dimenticare di quanto si è fortunati ogni giorno. La frenesia e lo stress che ci circonda ci porta a dare per scontati elementi che poi, ci si rende conto, non lo sono affatto. Alla fine della mia riabilitazione ogni cosa, anche la più semplice e banale aveva acquistato valore. Mi sentivo una leonessa e sapevo dentro di me che se ero riuscita a superare una prova così difficile, potevo fare qualsiasi altra cosa. E fu proprio così perché nonostante un mese dopo, mentre facevo le sedute di radioterapia, persi il lavoro, riuscii a trovarne subito un altro, più dinamico e stimolante.
Sono tornata nuovamente in sala operatoria il 13 ottobre del 2018 per l’intervento di ricostruzione. Non è vero che una volta superato un intervento la paura svanisce. Avevo la paura tipica dell’incertezza che caratterizza ogni situazione fuori dal proprio controllo. Ho sempre pensato alla mia nuova vita come ad una montagna molto ripida da scalare. Avevo fatto tanto e ormai ero arrivata in cima. Dovevo solo cominciare a scendere. Il post intervento e la riabilitazione sono state di gran lunga più rapide e meno sofferte. Il mio corpo ha reagito bene sotto tutti i profili e come per il primo intervento tornai ben presto e con grinta a riprendermi la mia vita. Certo, l’attenzione e la cura che voglio e devo dedicare alla mia salute ed al mio corpo sono aumentate. Ho deciso di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, di fare più attività fisica possibile e di “riprendere fiato” quando ne ho bisogno. È una gran bella libertà questa, la più importante di tutte.
Se ripenso ad ogni fase, dalla diagnostica, all’intervento fino alle terapie, ognuna di queste ha costituito un differente step sul piano pratico e su quello mentale. Ogni fase è stata inevitabilmente una sfida, come in un gioco, del quale però non conoscevo le regole. In ognuna di queste sfide ho avuto la presenza costante dei miei affetti ed ho incontrato dei fondamentali quanto inaspettati aiutanti. Ogni reparto, ogni medico, ogni infermiere mi ha stupita positivamente per il contributo ed il valore aggiunto che ognuno di loro ha saputo donarmi con tatto, cortesia e calore. Possono apparire come semplici dettagli ma per me hanno significato speranza.
Ad oggi tutto questo può sembrare quasi impossibile. Io per prima non ci credo. Molte volte ho come la sensazione di vivere due vite parallele, quella legata alla frenesia della quotidianità dove è rimasto tutto come prima, e quella che mi ricorda di rimanere salda al qui ed ora. È difficile in alcuni momenti conciliare queste due realtà, che richiedono il più delle volte sacrificio e determinazione. Eppure mi guardo indietro e dico che si può e di questo mi piace pensare di poterne essere piena testimonianza.”
Lettera firmata