Luce con gli occhi di Mirto e Margot: Prison Puppy Raiser – Lions Club – Distretto 108 L

Luce con gli occhi di Mirto e Margot: Prison Puppy Raiser

23 agosto 2015, 22:41

di Norberto Cacciaglia

dal n. 5 – 2014/15 della rivista Lionismo

Un modo del tutto nuovo – per l’Italia – di gestire il percorso di socializzazione di cuccioli destinati a diventare cani guida per non vedenti grazie al successivo addestramento del Servizio Cani Guida Lions di Limbiate.

Questo è Prison Puppy Raiser, il progetto condotto dal Lions Club Perugia Concordia grazie all’appassionata attività della sua dinamica socia Sissi Palmieri. La novità di Prison Puppy Raiser sta nel fatto che due cuccioli di labrador siano stati affidati per la loro prima socializzazione a due detenuti della casa circondariale di Capanne a Perugia.Simili iniziative, già realizzate presso alcune case di detenzione degli Stati Uniti, hanno dimostrato come i cuccioli allevati fin dai primi mesi presso comunità carcerarie abbiamo meglio sviluppato dei comportamenti di base (quali, ad esempio, salire e scendere le scale, fare attenzione negli attraversamenti, evitare gli ostacoli, obbedire ai comandi degli istruttori) e affettivi (come un più intenso legame con il detenuto istruttore), comportamenti tutti idonei per un successivo e più specifico addestramento per la guida dei non vedenti. Infatti, dopo una permanenza di circa dieci mesi, i due cuccioli – Mirto e Margot – verranno affidati al Centro di Addestramento Cani Guida Lions di Limbiate dove saranno addestrati secondo specifici protocolli al difficile compito del cane guida.

cani guida lions prison puppy raiserNel progetto Prison Puppy Raiser c’è un risvolto che merita di essere posto in evidenza. La prima socializzazione dei due cuccioli donati dal Lions Club Perugia Concordia avviene entro le mura di una casa circondariale e i primi loro istruttori sono due detenuti. Ciò concorre anche alla rieducazione di chi si trova in stato di detenzione. L’istruttore detenuto è consapevole della bontà del suo operato, con il quale contribuisce al recupero di chi è più svantaggiato; le attenzioni rivolte al cucciolo di labrador, oltre ad essere gratificanti dal punto di vista affettivo, aiutano il detenuto a superare la depressione indotta dalla clausura e

accendono in lui una luce di speranza. La stessa disponibilità prestata dalla direzione del carcere e dagli operatori carcerari è la testimonianza dell’intenzione di creare una diversa realtà detentiva, volta più alla rieducazione e al collegamento con la società esterna che alla semplice detenzione. In sostanza, le numerose sinergie che hanno concorso al successo del programma sono l’espressione di un comune desiderio di trasformare il luogo di detenzione, sia pure nei limiti imposti dalla legge e dalle strutture – non sempre adeguate – in una comunità educante mirata alla riabilitazione sociale di chi ha sbagliato.

La realizzazione del progetto ha richiesto tempo e il coinvolgimento di più istituzioni. Prezioso il contributo della Direttrice della Casa circondariale di Capanne, la dottoressa Bernardina Di Mario, la quale si è subito dimostrata entusiasta del progetto; del Ministero di Grazia e Giustizia, il quale nel dare l’assenso all’iniziativa ne ha riconosciuto il valore morale; del Centro allevamento cani Rosacroce Wanals, il cui presidente Massimiliano Perugini ha selezionato e ceduto a un prezzo simbolico i due cuccioli di labrador; del rappresentante della Società Alimenti per cani Husse, Gianguido Colato, che ha offerto il mangime; della disponibilità del dottor Stefano Arcelli, per le vaccinazioni e le cure veterinarie.

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