16 agosto 2015, 19:47
di Daniela Mattiuzzo Brunetta
Coordinatore Distrettuale Cani Guida Lions
dal n. 5 2014-15 di Lionismo
Assodato che un individuo che ha perso il dono della vista è in grado di progettare e realizzare qualunque iniziativa, pur perseguendola in modo
diverso, non si può negare che egli abbia comunque necessità d’aiuto per conseguire obiettivi e risultati. D’altronde non è forse così anche per tante piccole lacune fisiche o culturali di persone considerate “normali”?
Un uomo che si veste male spesso si serve del gusto della moglie per scegliere modelli e colori; una donna si fa aiutare dal suo parrucchiere per individuare un’acconciatura che ne arricchisce il fascino; anticamente, quando un innamorato stonato voleva fare una serenata alla sua bella, si serviva di un uomo che avesse un’ottima voce. Ovviamente questi esempi costituiscono limitatezze di scarso rilievo e non comportano gravi problemi come può essere la mancanza di un arto o della vista. Indubbiamente la vista e l’udito sono doni preziosi e l’assenza può portare, i soggetti che ne sono privi, all’isolamento, alla scarsità di relazione e a volte, alla depressione.
La società vive con indifferenza il disagio e si lascia scorrere addosso la problematica. Solo quando si viene colpiti personalmente o attraverso un familiare si comprende appieno l’enormità del disagio .
Generalmente, si tende a dare poca importanza ad un fenomeno di cecità che colpisce le persone in età avanzata.
Eppure costoro, negli ultimi decenni, hanno aumentato percentualmente in modo significativo la categoria dei non vedenti. Infatti, per effetto dell’allungamento della vita, gli anziani, più di altri, sono risultati a rischio di complicanze derivate da: diabete, macule e interventi non riusciti agli occhi che li hanno portati all’oscurità.
Indubbiamente la cecità di nascita e quelle in età giovanile, derivate da retinopatie congenite e altre cause, costituiscono una sventura umana da alleviare in ogni modo e spesso la comunità e la famiglia intervengono con slancio affettivo e vicinanza.
Nondimeno, la nuova realtà a cui rivolgere lo sguardo solidale è proprio la cecità delle persone ”mature”. Spesso esse sono sole e indifese, mancano di risorse operative ed economiche, non sono interessanti per la società e, non potendo badare a se stesse, appaiono come un peso per la collettività, anche familiare. Il risultato è che confuse e inadeguate, si lasciano andare, si chiudono in se stesse e perdono interesse verso il mondo che le circonda.
I Lions, primi fra tutti, hanno da tempo volto la loro sensibilità verso le persone sole e dimenticate, ancora di più se non vedenti.
Ma come aiutarli, come consentire ai ciechi di vivere da persone libere nei movimenti, capaci di autogestirsi e consapevoli della propria dignità personale?
Come realizzare questo miracolo?
Si può. Si può fare donando ad un privo di vista, un cane guida Lions!
Solo osservando il rapporto che il cieco ha con il suo cane si comprende la validità del dono. Solamente allora si capisce quanto sia importante per il non vedente il cane e come questo gli cambia l’esistenza.
La frase più sentita da chi riesce ad avere un cane guida e che meglio rappresenta la svolta è: “prima ero solo in mezzo a tutti, ora con lui sono insieme ad ognuno”.
Un cane è un amico per tutti ma, per un non vedente, se ben addestrato, è una guida, un compagno con cui condividere momenti di libertà, un guardiano della propria sicurezza, un impedimento alla solitudine, un collega di viaggio e di svago, un’opportunità di relazione.
Purtroppo il numero dei cani disponibili non è in grado di soddisfare la domanda!
Se opportunamente circondati dai recenti mezzi tecnologici (computer, MP3, bastoni con sensori, strumentazioni parlanti, navigatori di precisione, ecc.) e aiutato da un cane guida, le persone prive di vista possono affrontare l’esistenza con fiducia e atteggiamento positivo.
L’impegno dei Lions in questo service deve continuare e si deve arricchire, con nuove iniziative tese a sostenere l’addestramento di un maggior numero di cani, ricercando il più possibile l’abbassamento dei costi. Attualmente sponsorizzare la donazione di un cane a un non vedente comporta un investimento notevole e i club non sempre riescono a realizzare il service che invece è molto sentito.