19 giugno 2015, 9:48
Da 20 anni il mio compagno di lavoro è il cavallo.
Ormai pensavo di conoscere tutto di lui. Mi basta vedere il suo sguardo, percepire un’ improvvisa vibrazione, il movimento delle sue orecchie per capire lo stato del suo umore.
Poi 5 anni fa mi venne prospettata la partecipazione ad un corso per ausiliari presso l’ANIRE, (Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre).
Qui il mio compagno di lavoro mi ha aperto gli occhi e la mente ad un utilizzo delle sue qualità che mai mi sarei aspettato: quello dell’aiuto a persone diversamente abili per un miglioramento della qualità della loro vita personale, familiare, sociale.
Così con passo felpato, tenendo sottomano un “socio” dal peso di 400 kg sono entrato in un mondo sconosciuto: quello della riabilitazione equestre del Centro di Rieducazione Equestre Capitolium.
Tante volte mi trovo a parlare con persone che mi chiedono cosa siano e a cosa servano l’ippoterapia, la riabilitazione equestre, poiché ne ignorano totalmente i benefici. La responsabilità di tale ignoranza è di tutti noi, perché oggigiorno, si è perso il contatto con la natura e non vediamo l’aiuto che essa ci regalerebbe se fossimo più rispettosi verso di lei.
Vivere ciò che accade in campo mentre controllo il cavallo, mi ha fatto riflettere che l’uomo, il cavallo e il lupo sono animali da branco e sopravvivono se vivono insieme.
Sia simbolicamente che visivamente la seduta terapeutica ripropone quel contesto di unione nella natura.
Penso che sia proprio questo contesto a richiamare inconsciamente nel disabile l’aspetto antico della relazione uomo-uomo e uomo-cavallo, portandolo a legarsi con le figure che lo circondano, quasi si trattasse di un rito.
I partecipanti sono uniti e guidati dallo stesso desiderio di stare insieme, lavorando a seconda del ruolo, per un risultato finale comune: creare una sinergia atta a migliorare i limiti del cavaliere.
Il cavallo è un animale che non lascia indifferenti: si può amare, odiare, temere, ammirare ecc., ma non ignorare, pertanto, è un generatore di emozione.
Da cavaliere esperto posso dire che gli stimoli che partono dal cavallo valicano i confini del corpo arrivando al cervello. E` per questo che il bambino che non cammina ha la percezione di muoversi nello spazio; che il bambino non vedente ha l’opportunità di percepire e ricostruire a suo modo, visioni; che il bambino autistico riesce a trovare un punto di contatto con ” l’altro” aprendo un canale di comunicazione.
Dopo un lustro devo dire che vivo questa attività come una continua scoperta e non ho ancora finito di meravigliarmi difronte alla coesistenza di più figure, cavallo, cavaliere, operatore, ausiliario, protagonisti che si scambiano incessantemente informazioni, sensazioni ed emozioni in modo circolare.
EMANUEL TRAMONTANA Ausiliario ANIRE presso il C.R.E.C..