27 agosto 2015, 20:29
intervista a cura di Fabrizio Sciarretta
da Lionismo n. 5 anno 2014-15
Socio fondatore del Leo Club di Savona nel 1972, anima del TIL (The Italian Leo), prima rivista Leo in Italia (1975) ed ancora oggi in piena forma. Governatore nel 2000, il primo Leo italiano a diventarlo, oggi Direttore Internazionale, unico tra i D.I. europei a provenire dai Leo e, per quanto ne sappiano ad Oak Brook, probabilmente il primo (ex) Leo al mondo a sedere nel Board Internazionale.
Ovviamente, parliamo di Roberto Fresia e se ad avere l’opportunità di intervistarlo è un altro (ex) Leo, da dove si potrebbe partire se non da qui?
Allora, Roberto, come ti ha aiutato l’esperienza di Leo nella tua vita di Lions?
Credo che tutti coloro che siano stati Leo ricordino quell’esperienza con entusiasmo e credo anche che ognuno di noi ne abbia tratto innumerevoli insegnamenti. Metterei al primo posto quello del rispetto delle regole. Si può dissentire e confrontarsi in modo anche forte ma quando la decisione è presa, allora va rispettata. E con esse rispettate le istituzioni in quanto tali, perché prescindono dagli uomini che in quel momento le rappresentano. Se non si interiorizzano questi concetti non si va da nessuna parte, non c’è futuro. Il Leo questo ce lo ha insegnato bene: eravamo aperti al confronto, al dibattito, a posizioni diverse ma poi rimaneva intatta la nostra amicizia e la capacità di remare tutti nella stessa direzione. Da quell’esperienza ho anche imparato a non rinunciare mai ai miei ideali. E gli stessi ideali che avevo da Leo me li sono portati nei Lions, come dimostra anche il fatto di aver dedicato i primi diciannove anni al tema della Gioventù (Campo Italia, Scambi Giovanili, Leo).
Direi che il Leo mi ha insegnato ad essere un leader, a confrontarmi, a decidere. Lasciamelo dire, il Leo è esperienza fantastica, perché da giovani si impara più in fretta e ti ritrovi con una marcia in più rispetto a chi non lo è stato. Siamo cresciuti tra service concreti, fatti sul campo: per questo noi crediamo nel Lionismo del “fare”, non in quello del “dire”. Le parole hanno i loro spazi ma poi devono lascare il passo ai fatti e questo nei Leo era chiaro.
Parlando oggi da Lions, qual è la capacità più importante per vivere l’impegno di Direttore Internazionale? C’è qualcosa che ha a che fare anche con il tuo passato Leo?
La capacità organizzativa è il punto cruciale ed una conoscenza profonda dell’Associazione ne è la base perché sei lì per risolvere i problemi che i Lions ti pongono. Devi essere capace di creare emozione intorno ai Lions ed è necessario aver servito, nella concretezza, per emozionare. Ci vuole passione, amore per il Lionismo perché il nostro impegno è comunque un sacrificio.
E’ un dato di fatto che per trasmettere un sentimento forte a qualcuno bisogna che tu sia sincero, ed avere sperimentato in prima persona il vissuto.
Oggi meno del 10% dei nostri Leo diventa poi Lions. Dov’è il problema? Cosa possiamo fare?
E’ necessario cercare nuovi approcci da ambo le parti ma, in ogni caso, i Lions devono dare più attenzione ai Leo. Devono partecipare alle attività dei Leo e non chiedere solo il viceversa: si instaurerebbe così una comunione d’idee e d’intenti. Da parte loro, i Leo quando divengono Lions devono esser pronti a cambiare. E’ un po’ come essere prima fidanzati e poi sposati: devi adattarti in funzione di questa nuova vita ma devi anche portarti il tuo passato. Sviluppare attività in comune tra Lions e Leo in modo continuativo agevola poi il realizzarsi di questo cambio di mentalità.
Poi ci sono i problemi pratici, come le quote. Ma quello non è essenziale perché le soluzioni non mancano. Ad esempio, ci sono Club che per i primi cinque anni riducono la quota dei soci ex Leo del 50%, oppure la soluzione dei Club Lions composti da ex Leo. Da governatore ho tenuto a battesimo il Savona Priamar: 28 ex Leo tra i quali mia figlia. Sulla sua Charter ci sono le firme di tre generazioni di Fresia: quella del fratello di mio padre, all’epoca presidente del comitato Extention del distretto, la mia e quella di mia figlia, presidente del neonato Club.
Quello del passaggio Leo-lions è un problema tutto italiano o siamo in buona (si fa per dire) compagnia?
Purtroppo si, è un problema internazionale. Bisognerebbe intanto averne ben chiare le dimensioni: ma si tratta di dati che anche la sede internazionale ha difficoltà a quantificare. L’Italia potrebbe anche non essere il paese più penalizzato: basti pensare che il nostro multidistretto Leo è il più numeroso d’Europa e che ormai non è affatto infrequente trovare ex Leo tra i nostri Governatori. Nel mio distretto, ad esempio, siamo già a quota tre.
Cambiamo argomento. La tua rubrica su Lion si intitola “E’ ora di cambiare”: dopo due anni vissuti a contatto con i Lions di tutto il mondo, da dove è più urgente cominciare?
Dal cambiare mentalità. Dallo smetterla di interpretare o adattare le regole. Noi parliamo troppo di statuti e regolamenti riuscendo a dare anche 10 interpretazioni diverse sullo stesso argomento. Noi siamo il We Serve: le regole ci servono perché ci debbono guidare nel nostro percorso. Ma il nostro imperativo è servire, andare per strada tra la gente che ha bisogno. Non possiamo passare il nostro tempo a pensare come cambiare le regole, o interpretarle a nostro gradimento.
Poi dobbiamo ripartire dalla natura più profonda del Lionismo che è assolutamente chiara se solo la vogliamo leggere. E’ lì nei nostri Scopi che sono stati scritti seguendo un percorso preciso che parte dal mondo, quando diciamo “creare e promuovere uno spirito di comprensione tra i popoli del mondo” e poi procede indicando le azioni che dobbiamo compiere nel nostro paese, nelle nostre comunità, nei nostri club fino ad arrivare ai singoli, alle persone, quando diciamo “incoraggiare le persone che si dedicano al servizio a migliorare la loro comunità…”. Dunque l’internazionalità è stata posta da Melvin Jones al primo posto ed è per questo che a questo principio deve ispirarsi il nostro agire, anche e soprattutto per servire nelle nostre comunità.
Da ultimo c’è il tema della conoscenza, che in realtà è il primo. La conoscenza profonda di cosa è e fa la nostra associazione. Conoscerla per amarla, perché il Lionismo divenga il punto di partenza ed il messaggio etico in base al quale vivere la nostra esistenza. I Leo, peraltro, questo messaggio lo comprendono da sempre e da sempre lo vivono.
Un’ultima domanda. Tra i punti sui quali ci hai chiesto di impegnarci, c’è quello di far divenire la LCIF centrale nella nostra azione di Lions italiani. A che punto siamo?
Siamo a buon punto. E diciamo subito un “bravissima” a Claudia Balduzzi che ha sfruttato ogni opportunità per moltiplicare l’impegno dei Lions italiani a favore dalla LCIF. Vorrei però rispondere alla tua domanda scegliendo un’angolatura che, forse, non è la più ovvia. Se ci guardiamo indietro, credo sia evidente come in Italia abbiamo iniziato a perdere soci dopo la fine della campagna Sight First 2. Perché questo impegno così importante, così alto nei confronti dell’intera umanità, l’impegno a vincere la cecità, era profondamente motivante per ogni Club, per ogni socio: ci univa, ci spronava, dava un significato chiaro al nostro essere Lions.
Oggi abbiamo ancora una campagna internazionale, “Lotta al morbillo”, stiamo tornando sulla rotta tracciata da Sight First e questo è merito di un Consiglio dei Governatori compatto su questo impegno. L’azione dei Lions ha già portato ad una diminuzione forte della morte per morbillo, salvando 120 bambini ogni giorno: per questo la campagna contro il morbillo è il collante per i nostri soci e per i nostri club. E’ il fattore principe che ci distingue e ci differenzia dalle associazioni di servizio locali, è quello che ci infonde l’orgoglio di appartenere ad un’associazione internazionale. E poi, se dobbiamo prosaicamente guardare i numeri, non possiamo non tener conto che l’80% delle donazioni che dall’Italia vanno all’LCIF vengono poi volturate a finanziare progetti sul nostro territorio.
La verità è compresa in questo grande Lionismo internazionale che mi rende fiero e del quale sono innamorato. Fa parte della mia vita: dopo mia madre è, mi verrebbe da dire la “persona”, con la quale ho vissuto per più anni. Nulla potrà cambiare questo stato di cose e questo mio sentimento e, per tornare all’inizio della nostra conversazione, tutto è iniziato circa 43 anni fa quando, in onore di mio padre, Lions, da poco mancato, decisi di entrare a far parte dei Leo.